L’ ortica ( Urtica dioica) è una pianta erbacea perenne, facilmente riconoscibile se non altro per i numerosi peli urticanti detti tricomi che ne ricoprono interamente le foglie e il fusto. Il nome ortica deriva dal latino “urere” cioè bruciare e indica proprio l’effetto delle sostanze irritanti presenti nei tricomi, mentre “dioica” suggerisce il fatto che i fiori femminili posti su spighe pendenti e quelli maschili su spighette erette, sono portate su piante distinte. L’ ortica è largamente diffusa dal mare fino a 1800 m e predilige campi e terreni incolti, ricchi di azoto, in montagna è molto comune nelle radure, nei pascoli, attorno alle malghe, ai bordi delle strade e ai margini degli abitati.
Si riteneva che l’ortica cresca dove ci sia il passaggio sotterraneo che porta al regno delle Fate della Terra e secondo una tradizione dell’Europa dell’Est, quando si raccolgono le ortiche si deve canticchiare:”Ortica, ortica, non bruciare, nessuno verrà nella tua casa, nessuno va dalle Fate. Scaccia, scaccia i vermi!”.
L’ ortica è considerata una pianta maschile, legata al pianeta Marte, all’ elemento Fuoco e al Dio norreno Thor. La pianta fresca era usata per allontanare le persone sgradite, mentre la radice serviva per assorbire le negatività e le malattie e spargere le foglie intorno a casa allontanava il Male, grazie ai loro poteri protettivi. Era usanza buttare le foglie di ortica nel fuoco durante i temporali per proteggersi dai fulmini.
I medici dell’Antica Grecia ritenevano che la sua “forza bruciante ” fosse un ottimo afrodisiaco e Ippocrate ne elogiava questa particolarità, nell’Ars Amatori, il poeta Ovidio descrisse un filtro d’amore ottenuto con i semi di ortica e vino.
Santa Ildegarda di Bingen consigliava di utilizzare le foglie come contorno delle carni “poiché purifica lo stomaco e ne elimina il muco”, inoltre indicava l’utilizzo del succo di ortica per rinforzare la memoria, negli Erbari rinascimentali si prescriveva il decotto di radice per purificare il sangue, mentre con le foglie schiacciate e miscelate con il sale erano una cura per ulcere, lesioni e tumefazioni e aggiunte al miele erano consigliate per problemi respiratori.
L’ ortica per i suoi effetti curativi e per i suoi usi in cucina è una delle erbe “semplici ” più importanti; il momento migliore per raccogliere le cimette ancora tenere, è la primavera o l’autunno dopo l’ultimo sfalcio dell’erba, in modo di godere appieno le proprietà purificanti, depurative, rimineralizzanti, fortificati, emostatiche e eritropoietiche. L’ ortica è ricca di ferro, magnesio, potassio, calcio, zinco, rame e silicati, possiede anche elevati livelli di vitamina A, C, K e acido folico, inoltre è notevole anche la quantità di proteine, fino al 30% della sostanza secca, queste sono facilmente assimilabili dato che le foglie hanno un basso contenuto di cellulosa e di fibre.
Le foglie sono utili in caso di enteriti e diarrea, grazie alle proprietà diuretiche e depurative sono sfruttate anche per la gotta, reumatismi, artrite e renella, le virtù emostatiche dell’ortica possono aiutare per fermare le emorragie e le mestruazioni troppo abbondanti. Per uso interno l’infuso porta sollievo per disturbi intestinali e trattamenti depurativi, inoltre favorisce la secrezione lattea.
In cucina, l’ortica può essere usata semplicemente come contorno dopo aver sbollentati le foglie per pochi minuti, oppure possono diventare un eccellente ripieno per torte salate o finire in zuppe e risotti.

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L’ortica, oltre a possedere virtù curative e culinarie, è un vegetale molto eclettico e per secoli è stato usato anche come pianta tessile e tintoria.
Dall’ortica si ottiene una fibra naturale di ottima qualità, antistatico e estremamente resistente, la cui robustezza aumenta con il passare del tempo, inoltre è fine e di buona lunghezza, caratteristica che facilita la tessitura e la filatura. La fibra dell’ortica è cava e questo le permette di avere proprietà termoregolatrice e in base a come la si torce assume qualità di freschezza simili al cotone, mentre se la si attorciglia poco l’aria, che rimane all’interno di essa, rende il tessuto simile alla lana.
Dato che l’ortica è una pianta infestante e spontanea e come tale è molto resistente ai patogeni, la sua coltivazione per produrre filati è a basso impatto ambientale, dato che non richiede trattamento né diserbanti né antiparassitari, inoltre dell’ortica si recupera tutto, dalla fibra si ottiene il prezioso filato, mentre dalla parte interna del fusto si produce la cellulosa per una carta altrettanto pregiata e le foglie forniscono alimenti zootecnici.
Come pianta tintoria dall’ortica si ottiene dalla parte aerea un colore verde tendente al grigio, mentre dalle radici una tinta gialla, queste tonalità sono usate per la colorazione di lana, seta e fibre vegetali. In Cornovaglia dal XIII sec, si fa un uso anche più particolare dell’ortica, dato che con questa pianta si ottiene un caglio vegetale per produrre un formaggio di latte vaccino chiamato Cornish Yarg.

In agricoltura biologica e biodinamica, ma anche più semplicemente per l’orto di casa, si usa l’ortica sottoforma di fertilizzante e come stimolante delle difese naturali delle piante contro alcune malattie fungine.

Per preparare il macerato di ortica occorre 1 kg. di pianta fresca (o 200gr. di pianta secca) per 10 litri d’acqua ( meglio se di fonte o piovana), si mette a macerare l’ortica nell’acqua in un contenitore di plastica o di terracotta (evitare il metallo), senza chiuderlo ermeticamente e mescolare una volta al giorno e quando è pronto filtrare il tutto, il tempo di macerazione è di un giorno, di 7 giorni o di 15 giorni a seconda dell’utilizzo che se ne deve fare.
Dopo un giorno si ottiene un prodotto da usare puro come antiparassitario contro gli afidi, il macerato di 7 giorni diluito con acqua 1:2 (cioè 1 litro per 20 di acqua) è indicato per prevenire attacchi parassitari e malattie fungine, mentre il macerato di 15 giorni in diluizione 1:50 è un ottimo fertilizzante. È consigliabile fare i trattamenti con il macerato durante le ore serali.

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Mascia Monti

Mascia Monti

Mi presento: sono Mascia Monti, sono lombarda, originaria della provincia di Como e mi sono laureata in Scienze della Produzione Animale, all’Università di Milano con una tesi sull’Allevamento della capra orobica.
Nelle estati del 2012, 2013 e 2014 ho seguito dei corsi per conoscere le piante alimurgiche e medicinali, si è risvegliata l’herbana nascosta nel mio essere.
Ricordando i miei studi universitari sono, anche interessata a prodotti agroalimentari e a razze zootecniche italiane poco conosciute ed in via di estinzione.