“Pallide primule
che muoiono nubili”
(W. Shakespeare – Racconto d’inverno)

La Primula è uno dei primi fiori che annunciano l’arrivo della Primavera e della bella stagione.
Appartiene alla famiglia delle Primulaceae, in Italia ne esistono circa una ventina di specie, ma la più comune è la Primula vulgaris, sono da citare anche la Primula veris e la Primula auricola che hanno proprietà e virtù simili alla Primula vulgaris, ma che in alcune regioni risultano specie protette.
La Primula è originaria dall’Asia e dell’Europa e cresce i luoghi erbosi e boschivi, nei prati magri, nelle radure, ai margini delle strade e sugli argini dei fiumi, ma sempre in mezz’ombra, predilige substrati sia calcarei che silicei con pH neutro e valori nutrizionali medi e la si può trovare dalla pianura fino a 1500-1800 m.

È una pianta erbacea perenne acuale, cioè i fiori e le foglie nascono direttamente dal rizoma, le foglie basali formano una rosetta e sono facilmente riconoscibili dalla superficie bollosa dovuta alle numerose nervature e hanno il margine revoluto la pagina superiore è glabra di colore verde chiaro, mentre quella inferiore è grigio verde e villosa, le foglie hanno forma ovato-oblunga, solitamente sono larghe 2-5 cm e lunghe 10-15 cm, al centro delle foglie si diparte l’infiorescenza formata da diversi fiori, da 1 o 2 a 20 o 30, capitati e disposti a ombrella. I fiori sono ermafroditi con la corolla dal colore giallo pallido e sono formati da 5 petali, sono lievemente profumati e l’impollinazione è entomofila, fioriscono da febbraio a maggio e se l’inverno è mite possono fiorire anche a fine dicembre; il frutto è una capsula ovoidale contenente numerosi semi.

Un simbolo della Primavera

Da sempre considerata il simbolo della Primavera, tanto che spesso è chiamata “primavera” o “primaverina” e il suo nome deriva dal latino “primus”, cioè “primo” proprio perché è una delle prime piante a fiorire, fino all’inizio del Rinascimento il termine “primula” indicava indistintamente qualsiasi fiore che sbocciasse a fine inverno. Nella letteratura scientifica uno dei primi botanici a usare il nome “Primula” per questi fiori fu Pietro Andrea Mattioli (1500-1577), mentre il termine specifico ” vulgaris ” significa “comune”.

Non solo bella

Le proprietà medicinali della primula erano conosciute già nell’antichità, nella “Naturalis historia” Plinio il Vecchio scriveva che i fiori aiutavano contro l’insonnia e un loro impiastro si usava per ringiovanire la pelle, inoltre consigliava la primula contro la gotta, i reumatismi e la paralisi, gli Antichi Romani con i fiori aromatizzavano il vino e l’olio e con le foglie condivano le carni.
Nel Medio Evo, la Scuola Medica Salernitana prescriveva i fiori per curare la paralisi e questo semplice era chiamato “herba paralysis” e “radix artritica”, Santa Ildegarda di Bingen (1098-1129) la consigliava di appoggiare sul cuore un impacco caldo di fiori per calmare il raffreddore, la tachicardia, l’ansia, la malinconia e le allucinazioni e ne indicava l’uso topico per le proprietà analgesiche. Nel XVIII sec si mescolava il succo di primula con il latte appena munto per curare le emicranie.
Le proprietà terapeutiche sono presenti in tutta la pianta dai fiori alle radici, la primula contiene sostanze simili all’acido salicilico: la primavera e la primulaverina, con azione analgesica che possono dare sollievo in caso di emicrania, febbre, dolori reumatici, gotta e per alleviare edemi e riassorbire ematomi. I fiori sono ricchi di saponine, la più importante è la primulina, ottima per coadiuvare il sonno e per combattere il mal di testa, ed ha un elevato potere espettorante, mucolitico, antistaminico, diuretico e sedativo, che sono di aiuto in caso di raffreddore, bronchiti, tosse, nervosismo, palpitazioni e insonnia, inoltre i fiori contengono anche flavonoidi, carotenoidi e antiossidanti e le foglie sono ricche di vitamine e sali minerali. Per uso interno l’infuso di foglie e fiori e il decotto di radici sono indicati contro tosse, bronchite, asma, cefalee e reumatismi, per risciacquare le mucose orali in caso di gengiviti, faringiti e afte, per uso esterno gli impacchi di radici sono un aiuto per contusioni, distorsioni, eritemi solari, gotta e artrite.

Le foglie si possono usare tutto l’anno, mentre i fiori si raccolgono sia in bocciolo sia già aperti; in cucina le foglie più tenere hanno un sapore dolciastro e sono ottime in insalata, oppure possono essere sbollentate per pochi minuti e consumate come contorno o per ripieno delle carni. I fiori hanno un sapore gradevole e lievemente profumati, si usano per preparare frittate, salse, risotti, minestre e frittelle.


Simboli e miti

Secondo la mitologia greca la primula fu mandata sulla Terra da Apollo, dio del Sole, per sconfiggere l’inverno.
E’ una pianta di genere femminile, legata al pianeta Venere, all’elemento Acqua ed è consacrata alla dea norrena Freyja, la dea dell’amore, della bellezza, della guerra, della morte e della fertilità, che possedeva le chiavi della felicità e del amore e le primule stesse erano le chiavi per aprire il suo palazzo segreto. Con l’avvento del Cristianesimo, una leggenda vuole che questo fiore sia nato dalle chiavi del Paradiso gettate sulla Terra da San Pietro.

La primula è considerata il fiore della rinascita, della vittoria del bene sul male, della prosperità, del Sole e dell’abbondanza; è collegata alla runa Kenaz, la runa del fuoco, del risveglio dell’illuminazione e della creatività.
In magia la Primula vulgaris era usata per incantesimi di protezione e di amore e per talismani di fortuna e prosperità, invece la Primula veris aveva poteri curativi, di ridare la giovinezza e per ritrovare i tesori nascosti, e la tradizione vuole che toccando una roccia delle Fate con l’esatto numero di fiori si aprirà la strada che ci conduce nel loro mondo.

Mascia Monti

Mascia Monti

Mi presento: sono Mascia Monti, sono lombarda, originaria della provincia di Como e mi sono laureata in Scienze della Produzione Animale, all’Università di Milano con una tesi sull’Allevamento della capra orobica.
Nelle estati del 2012, 2013 e 2014 ho seguito dei corsi per conoscere le piante alimurgiche e medicinali, si è risvegliata l’herbana nascosta nel mio essere.
Ricordando i miei studi universitari sono, anche interessata a prodotti agroalimentari e a razze zootecniche italiane poco conosciute ed in via di estinzione.